Caravaggio, L'incredulità di Tommaso, olio su tela di 107 × 146 cm, 1600-1601, Bildergalerie di Potsdam.

Vedere per credere?

Vedere per credere? Una riflessione sul Vangelo della II Domenica di Pasqua  (o della Divina Misericordia anno A 23 aprile 2017) proposta dalla prof.ssa Daniela Negri e pubblicata sulla Vita Cattolica  settimanale della Diocesi di Cremona.


Il Vangelo

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Gv 20,19-31


La riflessione

Caravaggio, L'incredulità di Tommaso, olio su tela di 107 × 146 cm, 1600-1601, Bildergalerie di Potsdam.
Caravaggio, L’incredulità di Tommaso, olio su tela di 107 × 146 cm, 1600-1601, Bildergalerie di Potsdam.

Vedere per credere? Che strano tempo il nostro: coltiviamo la cultura della diffidenza, ma siamo pronti a “bere” tutte le bufale che circolano nell’universale piazza di Internet. Auspichiamo chiusure protettive con muri e barriere perché scompaia la paura, contro la quale l’unico rimedio pare sia proprio la fiducia. Non crediamo a nulla se non ”ci mettiamo il naso”, ma poi ci affidiamo a relazioni virtuali. Ci nutriamo di scetticismo, invocando la verifica dei fatti, e mettiamo sotto chiave il nostro costitutivo bisogno di credere. Sono chiuse le porte del Cenacolo perché gli apostoli hanno paura. Sono chiuse le porte del cuore di Tommaso perché si sente sconfitto: troppo forte è stata la delusione per quel Figlio di Dio così amato che si è lasciato uccidere come un malfattore. Di aperto c’è solo un sepolcro. A chi credere ancora? “Non mi fido di nulla se non della testimonianza degli occhi”, diremmo ancora oggi con F. Bacon, e gli occhi allora hanno visto una croce e un corpo ferito, non più animato dal soffio della vita: come può un Dio fare questa fine? “Ciò che conferisce un tratto scandaloso al messaggio della Pasqua è che a risorgere dai morti sia stato proprio il condannato, l’appeso a un legno, l’abbandonato”(Moltmann). Resta la diffidenza anche nei confronti di testimoni fragili che hanno perso autorevolezza. Avevano già atteso e sognato tanto da giocarci la vita, e rischiato con il Maestro per le strade di una terra facile agli entusiasmi davanti ai miracoli, ma pronta a liberare Barabba e a condannare un innocente. Adesso, dunque, si resti ai fatti: vedere per credere e spazio al dubbio. Nella Pasqua del 2001 ho visto il potente dipinto dal titolo “L’incredulità di San Tommaso”. Conservata a Potsdam, la tela fu allora prestata per essere esposta ai visitatori della mostra romana: il soggetto, rappresentato da moltissimi artisti, solo in Caravaggio vede in primo piano le due mani di Gesù, non il suo volto quasi risucchiato dall’ombra. La destra sposta il sudario, lasciando così scoperta la ferita, la sinistra guida la mano di Tommaso affinché il suo dito penetri nella carne. Non la gloria di un Dio risorto, non la trasparenza luminosa di un “fantasma”, ma il corpo martoriato di un uomo che con tenerezza sollecita l’indagine del dubbioso perché anche lui possa essere raggiunto dallo shalom che concede pienezza di vita. Vedere per credere o credere per vedere? Pur credendo sulla testimonianza di tutte le persone che ci hanno preceduto nella fede, sappiamo bene che dentro di noi “il non credente continuerà a inquietare il credente” (Martini): ma questo il Risorto, che conosce le richieste di Tommaso, lo sa già.

Daniela Negri


Daniela Negri

Prof.ssa Daniela Negri
Prof.ssa Daniela Negri

Daniela Negri, già docente di Lettere presso il Liceo scientifico “ASELLI”, volontaria per il MLAL – ONG di VERONA  – in progetti di Cooperazione internazionale in America Latina, socia fondatrice della Cooperativa NONSOLONOI  e Presidente della stessa dal 1995 al 2005, coordinatrice dei Corsi sulle Economie alternative promossi dalla Cooperativa in città dal 1997 al 2004 , Responsabile del Gruppo Missionario della Parrocchia di S. ABBONDIO, docente di Corsi di lingua e cultura italiana presso l’Associazione Latinoamericana – ALAC – di Cremona .

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