Tu chiamale se vuoi emozioni

Articolo richiesto per il il primo numero del notiziario dell’Unità Pastorale delle parrocchie cittadine di S.Imerio, Cattedrale e San Giorgio in San Pietro al Po, costretto nell’angusto spazio dei 1600 caratteri spazi compresi.


“La «fede» è qualcosa di totale,
un atto che impegna la vita”
(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, ed. Paoline, MI, 1996, p. 442)

Dopo aver frequentato per quasi due anni il percorso di iniziazione cristiana affiorano alcuni pensieri, “tu chiamale se vuoi emozioni”. Associo quanto provato a due immagini.

La prima è quella del “camminare insieme”. Insieme a chi? Direi anzitutto, e questa per me, ma credo per la maggioranza dei genitori, è un novità, insieme ai nostri figli in un percorso che ci vede coinvolti in prima persona. I bambini/e non “camminano” da soli, oltre ai loro catechisti ed educatori, ai quali rivolgiamo un grazie sincero, anche noi condividiamo l’itinerario con loro. Solitamente si accompagnano a catechismo, in questa modalità li accompagniamo in un percorso comune e non solo ad un luogo. Un cammino che avviene insieme con altri genitori, talvolta visi sconosciuti diventati compagni/e di viaggio.

La seconda immagine è quella del “mettersi in gioco”. Per me ha comportato anzitutto ripensare conoscenze e convinzioni per un confronto sincero e autentico anzitutto con la Parola, con la “Buona notizia” che è il centro di gravità permanente della vita di un cristiano. Il dialogo si è esteso alle sensibilità e alle prospettive degli altri; “attraverso le parole” si intercettano pensieri, riflessioni, percorsi che possono trasformarsi in occasione di arricchimento reciproco. Si è fatta strada la ricerca di risposte nuove alle domande di sempre perché mia figlia ha generato in me un mutamento indelebile offrendomi prospettive inedite. Mettermi in gioco perché un percorso di iniziazione cristiana, un cammino di fede, è un “atto che impegna la vita” andando oltre il rito e la metodica religiosa.

Antonio Ariberti

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