Leopardi Giacomo, Lettera in nome della Befana

Si tratta di un simpatico e curioso documento epistolare scritto da un giovane Giacomo Leopardi. È una lettera, scritta in nome della Befana, con la quale Giacomo avrebbe voluto accompagnare i doni che la sua famiglia aveva preparato per i ragazzi che solitamente frequentavano le conversazioni serali della marchesa Roberti. Si tratta chiaramente di uno scherzo, certamente senza il consenso dei genitori, e le ragioni sono evidenti. Lo scritto ha una sua importanza e soprattutto mostra l’umore spiritoso e scherzoso di cui Giacomo dava prove frequenti nella sua prima età.

Alla Signora Marchesa Roberti.i
(a mano) fa. d., ma Recanati, Epifania del 1810?.
Giacché mi trovo in viaggio volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della vostra Conversazione , ma la Neve mi ha rotto le Tappe e non mi posso trattenere. Ho pensato dunque di fermarmi un momento per fare la Piscia nel vostro Portone, e poi tirare avanti il mio viaggio.
Bensì, Vi mando certe bagatelle per cotesti figliuoli, acciocché siano buoni, ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di loro quest’altro Anno gli porterò un po’ di Merda. Veramente io volevo destinare a ognuno il suo regalo per esempio a chi un corno a chi un altro, ma ho temuto di dimostrare parzialità e che quello il quale aveva li corni curti invidiasse li corni lunghi. Ho pensato dunque di rimettere le cosa alla ventura e farete così. Dentro l’annessa cartina troverete tanti biglietti con altrettanti Numeri. Mettete tutti questi biglietti dentro un orinale e mischiateli bene bene con le vostre mani. Poi ognuno pigli un suo biglietto e veda il suo numero. Poi con l’annessa chiave aprite il baule. Prima di tutto troverete certe cosette da godere in comune e credo che cotesti Signori la gradiranno perché sono un branco di ghiotti. Poi ci troverete tutti li corni segnati col rispettivo numero. Ognuno pigli il suo e vada in pace. Chi non è contento del corno che gli tocca faccia baratto con li corni degli Compagni. Se avanza qualche corno lo riprenderò al mio ritorno.
Un altro Anno poi si vedrà di far meglio.
Voi poi Signora Carissima avvertite in tutto quest’Anno di trattare bene cotesti Signori, non solo col Caffè che già si intende, ma ancora con Pasticci, Crostate, Cialde, Cialdoni,, ed altri regali, e non siate stitica, e non vi fate pregare, perché chi vuol la conversazione deve allargare la mano, e se darete un pasticcio per sera sarete meglio lodata, e la vostra conversazione si chiamerà la conversazione del Pasticcio. Frattanto state allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finche non torno ghiotti, indiscreti, somari scrocconi dal primo fino all’ultimo.
La Befana

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