La storia di Giuanin Pipeta ha sempre suscitato in me grande interesse e curiosità oltre a qualche sorriso. Non conosco l’origine che presumibilmente si perde negli anni. Ha vagato anche lei per le strade, ha sostato nelle cascine e nelle case come il suo protagonista. Venuta chissà da dove, la ricordo raccontata da mio nonno Elviro (classe 1900) quando ero bambino, resa poi viva alla memoria, mia e di mia figlia, da nonna Angela, figlia di Elviro. Protagonista un vecchio contadino che si fa beffe di San Pietro ed impartisce a modo suo, con semplicità e astuzia, una lezione al diavolo. Un uomo dalle “scarpe grosse ma dotato di cervello fino” con il quale spontaneamente si entra in empatia.
Ho deciso di scrivere questo racconto – ebook – per non rischiare di perderne la memoria e la magia consapevole che imbrigliandolo sulla carta, prima ancora sui pixel di un monitor, gli ho confezionato un vestito troppo stretto. Questo lo scotto da pagare alla libertà e al dinamismo della parola.
Mi sono inoltre permesso di corredare il testo con ricordi tratti dalla mia memoria ed in appendice propongo un breve confronto tra alcuni aspetti della storia e la Bibbia. Tramando dunque a mia volta questo racconto con la sua carica di semplicità, forse ingenuità, ma anche saggezza sedimentata negli anni e nelle vicende degli uomini.
Lo affido alla lettura di chi vuol lasciarsi trasportare dalle peripezie di questo simpatico e sagace nonnetto che viene da un tempo lontano che è a ben vedere un tempo prossimo.
Antonio Ariberti
2 commenti su “Giuanin Pipeta”
Fiaba d’altri tempi
Fiaba che si legge molto volentieri. Simpatica nella sua semplicità. L’ambientazione ricorda a tratti le immagini del film l’albero degli zoccoli di E. Olmi. Consigliata la lettura che avviene tutta d’un fiato.
Colpisce lo stacco di registro tra il racconto e il commento.
Sembra difficile pensarli scritti dalla stessa persona invece uno compenetra e illumina l’altro.
Questo mostra la ricchezza del tuo vissuto
Due approcci differenti accomunati dalla capacità di saper cogliere il particolare che dà spessore all’insieme e viceversa
La leggerezza della narrazione poggia sulla solidità della conoscenza che non risulta un’ostentata esibizione di erudizione ma intelligenza di vita.
Il pregio e il limite del lavoro è l’incedere con un ritmo di altri tempi,
con un linguaggio inattuale sia nella narrazione che nell’approfondimento.
È il ritorno all’antico, prospettiva per il futuro,
toccasana per l’incertezza attuale.
Paradossalmente pura profezia stilistica e contenutistica.
Sobrio e scevro di sbrodolamenti.
Nei contenuti di una positività disarmante.
Il crudo realismo apre ad una disincantata speranza.
L’accesso alla pienezza di vita come prodotto di un’innocente e condivisa furbata da chi sa che non c’è niente di eterno se non l’umano
Rivoluzionario: Educa al sentimento contro la barbaria dell’istinto.