Negri Daniela, Finchè c’è guerra…

Il gesto dolente di Francesco che depone rose sulle tombe nel Cimitero Americano di Nettuno è forse il necessario antidoto alla retorica di molte celebrazioni: già nell’intervento al Sacrario di Re di Puglia nel ’14 le sue parole   erano state di lapidaria chiarezza, tanto quanto le indimenticabili sequenze del film sulla I Guerra Mondiale di Olmi (Torneranno i prati): “La guerra è folle. Con la guerra si perde tutto. Questa è la guerra: la distruzione di noi stessi.” Ma nei ricorrenti interventi su questo tema, il Papa non si limita ad esprimere il dolore per i sogni infranti di tanti giovani caduti e a riproporre la non violenza come stile di una politica per la pace. Va diritto alla radice della questione: “La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: facciamo armi così l’economia si bilancia un po’ e andiamo avanti con il nostro interesse“. Spezzare il circolo vizioso del traffico d’armi che alimenta i conflitti significa però chiedere agli Stati di rivedere i propri bilanci, dal momento che la spesa militare mondiale, cresciuta dell’8,4% dal 2012 al ’16, ha raggiunto i 1.676 miliardi di dollari. E poco più del 10% di quanto si spende in armi nel mondo basterebbe a garantire l’istruzione gratuita a tutti i bambini del mondo. Restano così ancora inascoltate le riflessioni di don Mazzolari (Non uccidere) e di don Milani (Lettera ai Cappellani militari) o l’accorato appello di Madre Teresa, – Nobel per la pace ’79 – : “Non abbiamo bisogno di bombe e di armi, nè di distruggere per portare la pace“. Se è vero che “i fabbricanti di armi dovranno rendere conto a Dio“, la produzione e il commercio di armi resta settore in espansione anche in tempi di crisi economica proprio in nome delle “politiche di sicurezza“. E l’Italia, che non ha votato il trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari, ha una spesa militare pari a 45 mila euro al minuto; è al 1° posto tra i Paesi dell’UE per esportazione di”armi comuni”e all’8°posto nel mondo per produzione ed esportazione d’armi. Le bombe prodotte a Domusnovas e Ghedi per la tedesca RWM e vendute all’Arabia Saudita (una commessa da 411 milioni di euro) colpiscono da tempo civili nello Yemen; si contano ancora le vittime delle mine italiane sepolte in vari Paesi in Africa e Asia e le nostre armi sono spesso nelle mani dei bambini-soldato. “Incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire armi ai combattenti. E alcuni dei Paesi fornitori di armi sono anche fra quelli che parlano di pace  ” (Francesco19/2/17). Possiamo, da credenti, ignorare le sollecitazioni del Papa? La risposta è nel nostro impegno personale, comunitario, istituzionale a disarmare l’erconomia.

DANIELA NEGRI


Daniela Negri

Prof.ssa Daniela Negri

Prof.ssa Daniela Negri

Daniela Negri, già docente di Lettere presso il Liceo scientifico “ASELLI”, volontaria per il MLAL – ONG di VERONA  – in progetti di Cooperazione internazionale in America Latina, socia fondatrice della Cooperativa NONSOLONOI  e Presidente della stessa dal 1995 al 2005, coordinatrice dei Corsi sulle Economie alternative promossi dalla Cooperativa in città dal 1997 al 2004 , Responsabile del Gruppo Missionario della Parrocchia di S. ABBONDIO, docente di Corsi di lingua e cultura italiana presso l’Associazione Latinoamericana – ALAC – di Cremona .

Inserisci un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.