Čajkovskij Pëtr Il’ič (1840-1893), Liturgia di S. Giovanni Crisostomo Op. 41

Su ordinazione del suo editore egli ripubblicò con non poca fatica la Liturgia di San Giovanni Crisostomo (come op. 41). Di questo lavoro diede notizia alcuni anni più tardi all’amica Nadezda:

La mia Liturgia aveva destato l’interesse dei direttori della «Associazione musicale di Mosca» e uno di loro la fece studiare al miglior coro di qui, naturalmente dietro un buon compenso. Il risultato fu un’esecuzione nella sala del Conservatorio. Il coro cantò in modo splendido ed io vissi uno dei momenti più felici della mia carriera d’artista. Tutti i presenti si mostravano non meno soddisfatti di me, sicché fu deciso, seduta stante, di ripetere questa Liturgia in un concerto pubblico.

L’esecuzione ebbe luogo a Mosca il 18 dicembre 1880. L’opera incontrò il favore generale: fu giudicata esemplare come musica sacra moderna, caratteristica per la plasticità dei temi e pervasa di devozione religiosa. Tuttavia il vescovo di Mosca, Ambrogio, prese posizione contro di essa in un articolo comparso sul diffusissimo giornale «Russ». In detto articolo si affermò che la musica sacra sta bene in chiesa e non nelle sale da concerto, che manifestazioni di plauso (tanto più in forma così fragorosa) sono sconvenienti e oltraggiose, che Tchaikovsky si era servito della liturgia di San Giovanni CrisostomoLink esterno per farne il libretto di un dramma sacro. Comunque il vescovo concluse l’articolo con queste parole:

Credenti, potete esser soddisfatti perché questa volta la liturgia è capitata nelle mani di un musicista di talento ed è stata accolta con unanime consenso. Anche a un musicista di minor levatura sarebbe potuta infatti venir l’idea di musicare un tal testo. Forse la prossima volta avremo una messa sacra di un qualche signor Rosental o Rosenblum e potremo vederla accogliere con zittii e fischi.

Simili giudizi offesero Petr. Tuttavia oggi possiamo anche non dar torto al vescovo Ambrogio. È vero che la musica sacra sta bene in chiesa e non dovrebbe venir trapiantata nell’arida atmosfera di una sala da concerto dove gli applausi le tolgon ogni solennità religiosa.
L’anno dopo Tchaikovsky, in un periodo di fervore religioso, cercò di penetrare a fondo la musica sacra russa.

Mi occupo adesso dei nostri antichi canti sacri, – scrisse, – e sono intento a trascriverli per coro misto (appariranno più tardi come op. 52). È un lavoro che mi appassiona, ma non è facile. Si tratta di conservare a questi antichi canti tutta la loro originalità. Ma poiché alla loro base stanno scale musicali diverse dalle attuali, non è semplice adattarvi le armonie dei nostri giorni. Se però dovessi riuscire ad aver ragione di tali difficoltà, proverei l’orgoglio di avere per primo contribuito alla rinascita del carattere e dello stile originale della nostra musica sacra.

Ripetutamente, nel corso degli anni, il nostro musicista attraversò periodi di fervore religioso. Tuttavia i dogmi della chiesa gli rimasero estranei, al contrario di quanto avvenne per il suo contemporaneo Anton Bruckner, che, animato da un severo sentimento religioso, componeva la sua musica esclusivamente «ad majorem Dei gloriam»Link esterno.

Fonte: http://www.rodoni.ch/OPERNHAUS/onegin/bio/biosansoni3.htmlLink esterno


 

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