Učka, dicembre 1993

Dicembre 1993 – Gennaio 1994

Il viaggio del dicembre 1993 primi giorni di gennaio 1994 durante le vacanze di Natale.

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“La fotografia ha la capacità di fornire immagini dell’uomo e del suo ambiente
che sono insieme opere d’arte e momenti di storia.”

Cornell Capa

Appunti di viaggio

Ciò che ha sempre reso
un inferno la vita
su questo pianeta
è precisamente il fatto
che gli uomini
abbiano preteso di farne
il loro paradiso.

Hoelderling

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Cremona, 4 Gennaio 1994

SRETNA NOVA GODINA (Felice anno nuovo)

Per le vacanze di Natale sono tornato (è già la terza volta) a Učka, una delle tante periferie della storia che l’egoismo umano ha delineato sulla carta geografica e nel cuore delle persone.

Come costa la benzina in Italia! Naturalmente appena attraversato il confine la prima cosa da fare è il pieno. Il benzinaio era ben imbacuccato nel suo giaccone verde, si muoveva lentamente sulla neve per non fare la figura del “budala” (minchione) come il doganiere che poco prima era finito a gambe all’aria. Vede il Ducato (pulmino della FIAT) stracolmo di materiale e chiede la destinazione. Daniele molto gentilmente risponde che è destinato alle persone di in un campo profughi dell’Istria.
Fino a quando porterete aiuti a quelli là la guerra non potrà finire“.
Caro Ary, fino a quando tu e i tuoi amici porterete arance, farina, zucchero, dentifrici, panettoni per festeggiare il capodanno e giochi per bambini la guerra non potrà finire. A quanto pare per il benzinaio sloveno la soluzione è l’eliminazione fisica del nemico. Senza aiuti è impossibile vivere, dunque la conseguenza è inevitabile. Parole terribili: non ci sono persone, individui concreti con il loro bagaglio di sofferenza e dolore, con le loro poche speranze ma solo un generico “quelli“, il nemico, il capro espiatorio che diabolici governanti hanno creato per giustificare la propria politica e conservare il proprio potere.

Solo poco tempo dopo eravamo alle prese con una scommessa: riusciranno i pulmini ad arrampicarsi per la strada sterrata che porta al campo? Oppure senza catene ci dovremo arrendere a sorella neve? Ce la facciamo, non ce la facciamo… no, non ce la facciamo. A 10 metri dall’ultima salitella le ruote non trovano sufficiente resistenza e continuano a slittare. Andiamo al campo a piedi a chiedere aiuto e con i giovani, ragazzi e bambini si incammina una vecchietta avvolta nelle vesti tipiche delle donne musulmane bosniache. Penso tra me e me: “Ma dove vuole andare con tutta la neve che c’è?” Si ferma davanti al pulmino, estrae dalla sottana una scatola di sale e inizia a spargerlo davanti alle ruote. Quello era il suo contributo affinché “talijanski prijatelji“, gli amici italiani, potessero arrivare al campo. Due scene che non voglio commentare e che credo parlino da sole.

Deset, devet, osam, sedam, sest, pet, cétiri, tri, dva, jedan …. sretna nova godina, (Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno…felice anno nuovo) in tutto il mondo l’arrivo del nuovo anno è scandito dal conto alla rovescia, dai saluti, dagli abbracci, dai brindisi. Si è felici, si vuol vedere almeno per una notte un futuro migliore, si è pieni di speranza. Avevamo insistito per un giorno intero e alla fine anche Jasmina (29 anni, due figli un marito lontano) e Zira si sono unite alla festa (tombola e giochi di magia) che avevamo organizzato nella mensa. Mentre i giovani, i ragazzi e gli adulti si abbracciavano e scambiavano gli auguri loro erano rimaste in disparte, in un angolo sedute sopra un tavolino e piangevano. In ogni momento di festa insieme il pensiero corre agli assenti, a quelli con cui si era festeggiato e con i quali non stapperemo più una bottiglia di spumante, non divideremo più la fetta di panettone. Per gli adulti e gli anziani è difficile o meglio impossibile dimenticare. Certo la vita continua, deve continuare, ma accanto ai sorrisi di gioia per i presenti ci saranno sempre lacrime di dolore per gli assenti. Un’occasione in più per non dare per scontato gesti, ricorrenze, abitudini ormai consolidate. Chissà quante persone non avevano motivo di gioire e festeggiare il nuovo anno e chissà quante ancora nemmeno sapevano che quella ‘era’ o ‘doveva’ essere una notte diversa dalle altre. Penso che il dolore, la solitudine, la fame, siano scomode compagne con cui brindare!

I luoghi delle foto

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Le foto che seguono sono state scattate nella radura del bosco all’inizio del tunnel Učka (Monte Maggiore) dove in alcune baracche abbandonate e precedentemente usate dai lavoratori che costruirono il tunnel trovarono rifugio profughi provenienti dalla Bosnia.


Ex-Jugoslavia: storia di un conflitto

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