Aylan Kurdi

Effatà – XXIII domenica del tempo ordinario (anno B)

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Is 35,4-7 Sal 145 Gc 2,1-5 Mc 7,31-37 External link

 

EFFATA’

Gesù continua il suo viaggio, un itinerario un po’ strano perché esce dai confini di Israele, poi ci rientra, per poi attraversare di nuovo i suoi confini..allora non c’erano i controlli e permessi da chiedere, altri tempi..

“venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli.”

Territorio pagano, impuro, abitato da stranieri, regione vista con sospetto e diffidenza da Israele.

E’ un Gesù a tutto campo, avrà avuto i suoi validi motivi, forse l’ottusità dei suoi stessi discepoli e dei suoi compaesani, dei farisei che ormai si opponevano al suo annuncio del Regno, quello di un Dio che manifesta il suo amore verso tutti, che manifesta il suo volto ai poveri e peccatori, un Dio che sconfina dal Tempio di Gerusalemme lasciandosi toccare anche dai lebbrosi, samaritani e stranieri.

Meglio cambiare aria, e nello stesso tempo mostrare ai suoi discepoli che Dio non fa preferenza di persone, che ama tutti e nessuno è escluso dalla sua compassione. Gesù già lo aveva capito con una donna siro fenicia, al punto di rimanere edificato dalla sua grande fede. I discepoli lo capiranno più tardi, a suo tempo!

Sente il bisogno di lasciarsi contagiare anche dalla libertà del Regno che annuncia, di fuggire dalla “fortezza” di Israele che imprigionava Dio dentro gli schemi di puro e impuro, di osservanze a precetti religiosi fatti dall’uomo. Per scoprirlo deve frequentare la regione di Tiro e di Sidone.

Dio non è un tappo che chiude ermeticamente il suo Spirito, ma è energia di vita che si sprigiona, libera, rimette in cammino, apre cammini, consola..

Passa ancora anche oggi dentro di noi, dentro le nostre comunità perché tutti abbiamo bisogno di essere “sturati” dal cerume dell’indifferenza dell’ipocrisia e da tutto ciò che ci impedisce di ascoltare la Parola. La nostra sordità verso i fratelli nasce anche dalla nostra incapacità di ascoltare Dio, che ci parla dalla sua Parola, ma anche attraverso la storia, i fatti e oggi i migranti sono “parlanti” di Dio. Lui passa in tanti modi…

Aylan Kurdi
Aylan Kurdi

Questa foto che tutti abbiamo visto in questi giorni, in un certo modo è la testimonianza eloquente della nostra sordità all’uomo e a Dio che passa. Attraverso questa immagine tragica Dio

“ci prende in disparte, lontano dal blaterare della folla, ci pone le dita negli orecchi e con la saliva  ci tocca la lingua..e ci dice: Effatà, cioè Apriti!”

Quelle onde, in un certo senso hanno mostrato più compassione di tanti uomini, come ad adagiare delicatamente il corpo, senza vita di Aylan, piccolo profugo Siriano, in fuga dalla guerra insieme la sua famiglia, disteso come stesse dormendo, con i vestiti e le scarpe in ordine, ben composto proprio come fa ogni mamma con il suo bambino tra le sue braccia.

Anche il mare sembra avere, in questa occasione un sussulto di quella pietas che l’essere umano sta accantonando, perché per molti di noi contano di più i numeri, le quote, gli interessi, i trattati, la nostra sicurezza..un mare stanco di essersi trasformato in un cimitero di poveri disgraziati e non più ponte di incontro, di salvezza, di dialogo.

Vi  restituisco questo angelo, nella carezze delle onde, composto e indifeso perché voi uomini possiate aprire, sturare (Effatà) il vostro cuore per comprendere il linguaggio di Dio che è Vita.

4  Settembre 2015

don Agostino Rota Martir

Campo Rom della Bigattiera  (Pisa)

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