Codex Tchacos

Vangeli apocrifi della nascita di Gesù

Vangelo di GiudaDal greco “apokryphos” (da krypto: «nascondere» e apo: «lontano da, da parte»): «sottratto alla vista, segreto». Scritti che somigliano ai libri canonici ma che non appartengono al canone delle scritture. I cristiani Protestanti li chiamano «Pseudoepigrafi» (dal greco graphe: «scritto» e pseudes: «falso») : «scritti il cui titolo è fittizio» […] Gli apocrifi del NT sono posteriori al I sec. I Vangeli apocrifi hanno cercato di colmare le lacune dei vangeli canonici, in modo particolare per quanto riguarda l’infanzia e la passione di Gesù. Riflettono ordinariamente la teologia popolare del tempo e tradiscono spesso una tendenza gnostica. Hanno avuto grande influenza sulla religiosità popolare e sull’arte. […] Tra i vangeli romanzati, citiamo il Protovangelo di Giacomo (sull’infanzia del Salvatore, greco, verso il 150 d.C.), il Vangelo dello Pseudo-Matteo (latino, V-VI sec.). Vengono chiamati anche Vangeli edificanti.
XAVIER LEON DUFUR, Apocrifi, in Dizionario del NT, ed. Queriniana, BS, 1978, pp.121-123
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Breve antologia di testi

La nascita di Gesù

Pseudo Matteo XIV,1-3

Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”2.

[1 ]Is 1,3
[2 ]Probabilmente si tratta di un errore di traduzione dal greco di un passo del profeta Abacuc 3,2, che in luogo di “Signore ti farai conoscere in mezzo a due età” venne reso con “Signore ti farai conoscere in mezzo a due animali”

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Il Protovangelo di Giacomo, il vangelo dello pseudo Matteo, il vangelo arabo siriaco e quello armeno ci presentano nella grotta del parto alcune donne chiamate ad assistere Maria e poi a verificare la sua miracolosa verginità. Eva, che viene dal tempo lontano del mito fondante di Genesi: come nei midrash e nelle leggende, tempo mitico e tempo storico s’incontrano.

Pseudo Matteo XIII,3-5

3Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: “Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all’ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore”. A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura”. Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: “Permettimi di toccarti”. Dopo che lei si lasciò esaminare, l’ostetrica esclamò a gran voce dicendo: “Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi à alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta”. 4All’udire questa voce, Salome disse: “Permetti che ti tocchi e sperimenti se è vero quanto disse Zelomi”. Dopo che la beata Maria concesse di lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano. Ma quando ritrasse la mano che aveva toccato, la mano inaridì e per il grande dolore incominciò a piangere e ad angustiarsi disperatamente gridando: “Signore Dio, tu sai che io ti ho temuto sempre, e ho curato i poveri senza ricompensa, non ho mai preso nulla dalle vedove e dall’orfano, e il bisognoso non l’ho mai lasciato andare via da me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata miserabile a motivo della mia incredulità, perché volli, senza motivo, provare la tua vergine”. 5Mentre così parlava apparve a fianco di lei un giovane di grande splendore, e le disse: “Avvicinati al bambino, adoralo, toccalo con la tua mano ed egli ti salverà: egli infatti è il Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui sperano”. Subito lei si avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo dei panni nei quali era avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori incominciò a gridare le cose mirabili che aveva visto e sperimentato, e come era stata guarita; molti credettero a causa della sua predicazione.

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Protovangelo di Giacomo XX, 1-4

1Entrò l’ostetrica e disse a Maria: “Mettiti bene. Attorno a te, c’è, infatti, un non lieve contrasto”. Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: “Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata”. 2E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: “Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te”. 3Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: “Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia”. 4Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: “L’adorerò perché a Israele è nato un grande re”. E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: “Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme”.
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Vangelo Armeno dell’infanzia

“Quando Giuseppe e la nostra prima madre giunsero là, si prosternarono col viso a terra, ringraziando Dio ad alta voce e glorificandolo con queste parole: – Benedetto sia tu, o Signore, Dio dei nostri padri, Dio d’Israele, che oggi con questo avvenimento hai operato la redenzione dell’umanità e mi hai reintegrata nella mia antica dignità! Ora il mio animo si sente fiero ed esulta nella speranza di Dio salvatore -. Appena ebbe così parlato, Eva, la nostra prima madre, vide che una nube, levandosi dalla grotta, saliva verso il cielo, mentre, d’altra parte, una luce scintillante si era posata davanti alla mangiatoia del bestiame. E il bambino si levò per prendere il seno della madre, si saziò di latte, poi ritornò al suo posto e si mise a sedere. Vedendo ciò Giuseppe e la nostra prima madre Eva resero gloria a Dio, ringraziandolo, e ammirarono, pieni di stupore, i prodigi che stavano avvenendo. – In verità – essi dissero, – ­ chi ha mai udito da qualcuno o visto con i propri occhi una cosa simile a quella che sta ora avvenendo?- (……) La nostra prima madre entrò quindi nella grotta, prese tra le braccia il bambino e cominciò ad accarezzarlo e ad abbracciarlo con tenerezza, benedicendo Dio, perché il bambino era straordinariamente bello a vedersi col volto splendente e radioso. Poi lo avvolse nelle fasce, lo depose nella mangiatoia dei buoi, ed uscì dalla grotta.2”

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Quello che segue non è un Vangelo apocrifo ma un testo tratto dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze sec. XIII

Jacopo da Varazze

Natività ed Epifania di nostro Signore

Appena nato il Signore, i tre Re Magi vennero a Gerusalemme; i loro nomi sono in ebraico Attelius, Amerius, Damascus; in greco Galgalat, Malgalat, Sarathin; in latino Caspar, Balthasar, Melchior. Che tipo di magi fossero lo si può spiegare in tre modi, secondo i sensi della parola «mago»: ingannatori, stregoni e sapienti. Alcuni sostengono che fossero magi nel senso di «ingannatori», in base a quanto essi fecero: essi infatti ingannarono Erode quando non tornarono da lui; per questo si legge di Erode: «Allora Erode, vistosi deluso dai Magi» (Mt 2,16). Mago può anche voler dire «stregone», e secondo questo significato gli stregoni di Faraone vengono chiamati «magi» (Es 7,22), e Giovanni Crisostomo ritiene che i Re Magi fossero magi proprio in questo senso: dice infatti che furono stregoni che in seguito si convertirono, ai quali il Signore volle rivelare la sua nascita per ricondurli a se, mostrando con questo che c’è speranza nei peccatori. Mago però ha pure il significato di «sapiente»: la parola scritta «mago» in ebraico vuol dire «scriba», in greco «filosofo» e in latino «sapiente»; son perciò chiamati magi, cioè sapienti, come se magi assumesse il valore di magni, «grandi», nella sapienza.


La strage degli innocenti e la fuga in Egitto

VANGELO DELLO PSEUDO-MATTEO

I Magi e gli innocenti

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1 Dopo due anni arrivarono dei Magi dall’Oriente a Gerusalemme portando con sé doni sontuosi. Chiesero subito agli ebrei: «Dov’è il re che è nato per voi? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo». La notizia giunse al re Erode, e lo spaventò al punto che si rivolse agli scribi, ai Farisei e ai dottori del popolo chiedendo loro dove i profeti avevano predetto che sarebbe nato il Cristo. Quelli risposero: «A Betlemme. Così sta scritto: “Anche tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra le città principali di Giuda, perché da te uscirà il duce che governerà il mio popolo Israele”» [Michea 5,1]. Allora Erode convocò i Magi e si informò precisamente del momento in cui era apparsa loro la stella. Poi li mandò a Betlemme con l’ordine: «Andate, e quando lo troverete fatemelo sapere, così che possa venire ad adorarlo anch’io». 2 Mentre i Magi erano in cammino apparve loro la stella, che li precedeva come se volesse guidarli, finché arrivarono là dov’era il bambino. Al vedere la stella furono presi da grande gioia; entrarono e trovarono il bambino Gesù seduto in grembo a Maria. Allora aprirono i loro tesori e fecero regali magnifici a Maria e Giuseppe, e al bambino stesso offrirono ciascuno una moneta d’oro. Uno offrì oro, l’altro incenso e il terzo mirra. Quando stavano per ritornare dal re Erode, furono avvisati in sogno di ciò che Erode aveva in mente. Allora adorarono di nuovo il bambino e felicissimi fecero ritorno al loro paese per un’altra strada.

17

1 Il re Erode, vedendo che i Magi lo avevano giocato, scoppiò di collera e mandò per ogni dove con l’ordine di catturarli; ma fallì completamente nell’intento, e allora mandò sicari a Betlemme a uccidere tutti i bambini fino ai due anni, in base al tempo che aveva saputo dai Magi. 2 Ma un giorno prima che questo succedesse Giuseppe fu avvisato da un angelo del Signore: «Prendi Maria e il bambino e va’ in Egitto per la strada del deserto».

Meraviglie durante la fuga e dimora in Egitto

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1 Arrivarono a una caverna e, volendovi trovare un po’ di refrigerio, Maria scese dal giumento e si mise a sedere con Gesù in grembo. Con Maria viaggiavano anche tre servi e una serva. Tutt’a un tratto sbucarono fuori dalla caverna numerosi draghi, e a quella vista i servi si misero a urlare. Allora il Signore, pur non avendo ancora due anni, saltò in piedi e si mise di fronte ai draghi. I draghi lo adorarono e poi se ne andarono. Si adempiva così ciò che era stato predetto dal profeta autore dei Salmi: «Lodate il Signore dalla terra, o draghi e voi abissi tutti!» [Salmi 148,7]. 2 Lo stesso Signore Gesù Cristo, pur essendo un bimbetto, andava in giro con loro per non essere di peso a nessuno. Ma Maria e Giuseppe dicevano l’uno all’altra: «Meglio che questi draghi uccidano noi piuttosto che facciano del male al bambino!». Ma Gesù li rassicurò: «Non preoccupatevi perché sono ancora piccolo: sono sempre stato un uomo compiuto e lo sono anche adesso, e deve avvenire che io ammansisca tutte le bestie selvatiche».

19
1 E così anche i leoni e i leopardi lo adoravano e andavano con lui nel deserto, dovunque si dirigevano Maria e Giuseppe, e li precedevano mostrando loro la strada; e li ossequiavano reclinando rispettosamente la testa e scuotendo la coda in atto di sottomissione. Il primo giorno, quando si vide venire intorno i leoni, i leopardi e altri animali feroci, Maria fu terrorizzata, ma il bambino Gesù la guardò in volto con un sorriso e le disse: «Mamma, non aver paura: non vengono per farti del male, ma si affrettano per ossequiarti». E con queste parole fece sparire lo spavento dal loro cuore. 2 Così, insieme con loro camminavano i leoni, gli asini, i buoi e gli altri animali da soma che trasportavano le cose loro necessarie, e ogni volta che loro facevano una sosta gli animali si mettevano a pascolare. C’erano anche degli arieti domestici che erano venuti con loro dalla Giudea e che camminavano in mezzo a lui senza alcun timore: nessuno aveva paura dell’altro e nessuno era attaccato da nessun altro. Allora si adempì ciò che aveva detto Isaia: «I lupi pascoleranno con gli agnelli; il leone e il bue mangeranno lo strame insieme» [Isaia 65,25]. Lungo il cammino avevano due buoi come animali da carico per trasportare il necessario di nostro Signore Gesù Cristo, e i leoni indicavano loro la strada.

20
1 Accadde poi che al terzo giorno di viaggio Maria si sentisse molto stanca nel deserto per il troppo sole. Vide una palma e volle riposarsi un po’ alla sua ombra». Giuseppe l’accompagnò in fretta alla palma e la fece scendere dal giumento. Maria si sedette e, osservando la cima della palma, vide che era piena di frutti e disse: «Oh, se fosse possibile avere qualche frutto di questa palma!». Giuseppe le rispose: «Mi meraviglio che tu dica questo: lo vedi quant’è alta, questa palma, eppure pensi di mangiare i suoi frutti. Io penso piuttosto all’acqua, che già scarseggia nei nostri otri e non sappiamo dove riempirli né come rifocillarci».2 Allora il bambinello Gesù, seduto in grembo a sua madre, ordinò alla palma: «Piégati, albero, e ristora mia madre con i tuoi frutti!». A quella voce la palma piegò subito la cima fino ai piedi di Maria; ne raccolsero i datteri e si saziarono tutti. Anche dopo che tutti i datteri erano stati raccolti, la palma rimaneva piegata, aspettando l’ordine di rialzarsi da parte di colui che le aveva dato quello di piegarsi. Allora Gesù le ordinò: «Raddrizzati, palma, riprendi forza e sii compagna dei miei alberi che sono nel paradiso di mio Padre. Poi fa’ sgorgare dalle tue radici la sorgente che nascondono, e che di lì scorra acqua a sazietà». La palma si raddrizzò all’istante e dalle sue radici presero a sgorgare getti di acqua dolcissima, limpida e fresca. Alla vista di quelle sorgenti tutti furono felicissimi e bevvero insieme, giumenti e uomini, rendendo grazie a Dio.

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Il giorno dopo partirono di là e al momento di rimettersi in cammino Gesù si volse verso la palma e le disse: «Ti concedo questo privilegio, palma: che uno dei tuoi rami sia trasportato dai miei angeli e piantato nel paradiso di mio Padre. Voglio concederti questa benedizione: che a tutti quelli che saranno vincitori in qualche competizione si dica: “Avete conseguito la palma della vittoria”». Mentre parlava, sull’albero apparve un angelo del Signore: ne tolse uno dei rami e lo portò via con sé volando verso il cielo. A quella vista tutti si buttarono faccia a terra come morti. Ma Gesù disse loro: «Che paura vi è presa? O non sapete che questa palma, che ho fatto trasferire, sarà a disposizione di tutti i santi in quel luogo di delizia, così come è stata a vostra disposizione in questo deserto?».

22
1 Giuseppe gli disse: «Il calore ci sta bruciando, Signore. Se vuoi possiamo tenere la via del mare e fare il cammino sostando nelle città della costa». Gesù gli rispose: «Non temere, Giuseppe: vi renderò il cammino più breve, in modo che il cammino che avreste percorso in trenta giorni lo completerete in una breve tappa di un giorno solo». Non aveva ancora finito di parlare che ai loro sguardi cominciarono a profilarsi i monti e le pianure dell’Egitto. 2 Contenti ed esultanti fecero ingresso in una delle città, che si chiamava Sohennen. Poiché non conoscevano nessuno in città che potesse ospitarli, entrarono nel tempio che veniva chiamato il Campidoglio di quella città, e nel quale c’erano trecentosessantacinque idoli, cui ogni giorno veniva tributato sacrilegamente il culto divino.

23
Accadde che, appena Maria entrò nel tempio con il bambino, tutti gli idoli franarono a terra a faccia in giù, rivelando chiaramente che erano un nulla. Allora si adempì ciò che era stato predetto dal profeta Isaia: «Ecco, il Signore giunge su una nube leggera ed entra in Egitto: tutti i simulacri costruiti dalle mani degli egiziani saranno scossi dinanzi a lui» [Isaia 19,1]. 24 Quando la notizia venne riferita ad Afrodisio, questi si recò con tutti i suoi soldati e tutti i suoi amici e compagni. Ma tutti i sacerdoti del Tempio auspicavano che egli non dicesse nulla contro coloro che avevano fatto cadere gli idoli. Lui entrò nel tempio, vide che tutti gli idoli erano per terra a faccia in giù, e subito si avvicinò a Maria e si diede ad adorare il bambinello che teneva in grembo. Dopo averlo adorato, così parlò all’esercito e agli amici tutti: «Se costui non fosse il Signore di tutti questi nostri dèi, questi non si sarebbero prosternati dinanzi a lui e non dichiarerebbero, giacendo così prostrati al suo cospetto, che egli è il loro Signore. Dunque, se noi non avremo l’accortezza di fare ciò che vediamo fare ai nostri dèi, corriamo tutti il rischio di incorrere nella sua ira e di andare tutti quanti incontro alla morte, come accadde a Faraone, colui che era il re degli egiziani nell’epoca in cui Dio compì in Egitto grandiosi prodigi e condusse via il suo popolo con mano forte».

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VANGELO ARABO DELL’INFANZIA

L’ira di Erode

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1 Ma Erode, resosi conto che i Magi lo avevano ingannato e non sarebbero tornati, convocò i sacerdoti e i sapienti e disse loro: «Ditemi dove deve nascere il Cristo». Quelli risposero: «A Betlemme di Giudea». Allora cominciò a tramare la morte del Signore Gesù Cristo.

La fuga in Egitto

2 Allora un angelo del Signore apparve a Giuseppe in sogno e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e mettiti in strada per l’Egitto». Al canto del gallo lui si alzò e partì.

L’arrivo in Egitto

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1 L’alba lo colse mentre pensava a come condurre il viaggio ed era già a metà strada. Si stavano avvicinando a una grande città, dove c’era un idolo al quale, come a tutti gli altri idoli e simulacri degli egizi, si portavano offerte e si facevano voti. Al suo servizio c’era un sacerdote, incaricato di riferire agli abitanti dell’Egitto e delle sue province ciò che Satana proferiva per bocca dell’idolo stesso. Questo sacerdote aveva un figlio di tre anni posseduto da diversi demoni, che parlava continuamente e diceva moltissime cose. Quando i demoni si impadronivano di lui, si stracciava i vestiti, rimanendo nudo, e tirava sassate contro la gente. 2 Nella città c’era una foresteria dedicata all’idolo. Quando Giuseppe e santa Maria vi giunsero in cerca di alloggio, gli abitanti furono colti da preoccupazione: tutti i maggiorenti e i sacerdoti idolatri si riunirono presso l’idolo e gli chiesero: «Come mai nel nostro paese sono sorti tanta agitazione e turbamento?». L’idolo rispose loro: «È arrivato qui di nascosto un dio che è il vero Dio: nessun altro oltre a lui è degno di culto divino, perché è veramente il figlio di Dio. Questa terra si è messa a tremare quando ha avvertito il suo arrivo, si è scossa e agitata per la sua presenza, e noi pure siamo intimoriti dalla sua grande potenza». E in quello stesso istante cadde in rovina, e tutti gli abitanti d’Egitto e di altre regioni accorsero a contemplarne le macerie.