Candela di Natale

Stearns Eliot Thomas, Il Viaggio dei Magi

Natività, Cappella Palatina, Palermo. Sec. XII. (fonte web)Natività, Cappella Palatina, Palermo. Sec. XII. (fonte web)
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Natività, Cappella Palatina, Palermo. Sec. XII. (fonte web)
 

Il Viaggio dei Magi è una poesia che il poeta e nobel per la letteratura Thomas Stearns Eliot scrisse poco dopo la sua conversione. Pensato inizialmente come un biglietto di auguri natalizio è diventato una riflessione sul mistero del Natale e sull’essere cristiano. Nel racconto di questo viaggio troviamo l’eco di un cammino che è anche un movimento interiore, come spesso lo è un viaggio che non sia un mero trasporto. Itinerario che nell’ultima parte affronta i temi fondamentali dalla morte e della vita così come espresso dall’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini 2,4-5
Nella nascita di Cristo è già prefigurata la sua morte. Veniamo rimandati al mistero pasquale. In molti dipinti e mosaici dell’epoca bizantina (vedi immagine sopra – mosaico della natività, Cappella Palatina, Palermo) e in molte icone spesso troviamo un Gesù bambino con il volto di adulto avvolto in fasce che giace in un sepolcro.


 

Il testo originale in inglese

A cold coming we had of it,
Just the worst time of the year
For a journey, and such a long journey:
The ways deep and the weather sharp,
The very dead of winter.
And the camels galled, sore-footed, refractory,
Lying down in the melting snow.
There were times when we regretted
The summer palaces on slopes, the terraces,
And the silken girls bringing sherbet.
Then the camel men cursing and grumbling
And running away, and wanting their liquor and women,
And the night-fires going out, and the lack of shelters,
And the cities dirty and the towns unfriendly
And the villages dirty and charging high prices:
A hard time we had of it.
At the end we preferred to travel all night,
Sleeping in snatches,
With the voices singing in our ears, saying
That this was all folly.

Then at dawn we came down to a temperate valley,
Wet, below the snow line, smelling of vegetation;
With a running stream and a water mill beating the darkness,
And three trees on the low sky,
And an old white horse galloped away in the meadow.
Then we came to a tavern with vine-leaves over the lintel,
Six hands at an open door dicing for pieces of silver,
And feet kicking the empty wineskins.
But there was no information, and so we continued
And arrived at evening, not a moment too soon
Finding the place; it was (you may say) satisfactory.

All this was a long time ago, I remember,
And I would do it again, but set down
This set down
This: were we led all that way for
Birth or Death? There was a Birth, certainly,
We had evidence and no doubt. I had seen birth and death,
But had thought they were different; this Birth was
Hard and bitter agony for us, like Death, our death.
We returned to our places, these Kingdoms,
But no longer at ease here, in the old dispensation,
With an alien people clutching their gods.
I should be glad of another death.


 

La traduzione in italiano

«Fu un freddo avvento per noi,
Proprio il tempo peggiore dell’anno
Per un viaggio, e per un lungo viaggio come questo:
Le vie fangose e la stagione rigida,
Nel cuore dell’inverno».
E i cammelli piagati, coi piedi sanguinanti, indocili,
sdraiati sulla neve che si scioglie.
Ci furono momenti in cui rimpiangemmo
I palazzi d’estate sui pendii, le terrazze,
E le fanciulle di seta che portavano il sorbetto.
Poi i cammellieri che imprecavano e maledicevano
E disertavano, e volevano donne e liquori.
E i fuochi notturni s’estinguevano, mancavano ricoveri,
E le città ostili e i paesi nemici
Ed i villaggi sporchi e tutto a caro prezzo:
Ore difficili avemmo.
Preferimmo alla fine viaggiare di notte,
Dormendo solo a tratti,
Con le voci che cantavano alle orecchie, dicendo
Che questo era tutta follia.

Poi all’alba giungemmo a una valle più tiepida,
Umida, sotto la linea della neve, tutta odorante di vegetazione;
Con un ruscello in corsa ed un molino ad acqua che batteva il buio,
E tre alberi contro il cielo basso,
E un vecchio cavallo bianco al galoppo sul prato.
Poi arrivammo a una taverna con l’architrave coperta di pampini,
Sei mani ad una porta aperta giocavano a dadi monete d’argento,
E piedi davano calci agli otri vuoti.
Ma non avemmo alcuna informazione, e così proseguimmo
Ed arrivati a sera non un solo momento troppo presto
Trovammo il posto; cosa soddisfacente voi direte.

Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
E lo farei di nuovo, ma considerate
Questo considerate
Questo: ci trascinammo per tutta quella strada
Per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
Ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte
Ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
Ma ormai non più tranquilli, nelle antiche pratiche,
Fra un un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un’altra morte.
Thomas S. Eliot

(da Ariels Poems in Thomas S. Eliot, Poesie, Milano 1971, pp.277-279)


Audio

Rara intervista resa dal poeta alla BBC durante la seconda guerra mondiale


 

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