Merula Tarquinio, Hor Ch’è Tempo Di Dormire (Canzonetta spirituale sopra alla nanna)

Giovanni Bellini, Madonna col bambino dormiente sul parapetto
1460-64 circa, New York, Metropolitan Museum of Art

Ho scoperto il brano musicale di Tarquinio Merula quando, preparando una visita guidata con i miei alunni/e al quadro del Genovesino, Riposo durante la fuga in Egitto custodito nella chiesa di S.Imerio a Cremona, volevo accostare al dipinto le sonorità dell’epoca. Ho incontrato una musica e un testo che mi hanno colpito sia emotivamente sia in merito al modo con il quale il tema veniva trattato nel testo.

E’ una ninna nanna, un canto cadenzato di una donna che si rivolge con affetto al suo bambino. Se noi leggiamo il testo scopriamo che le parole non sono le solite che assoceremmo ad un canto per tranquillizzare un neonato. A partire dalle parti del corpo che vengono accarezzate si prefigura il futuro del bambino e quanto gli potrà accadere. Chiaro il riferimento alla passione e morte in croce.

Il mistero dell’incarnazione, della nascita di Gesù, non può essere disgiunto dalla sua passione, morte e resurrezione. I misteri si specchiano l’uno nell’altro e insieme ci parlano di un Dio che si fa talmente vicino all’uomo da assumere su di sè l’umanità per offrire a tutti gli uomini una vita nuova.

San Paolo nella sua Lettera ai Filippesi scrive

5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6 il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

Fil 2,1-6

Tornando al quadro notiamo come sia perfettamente intonato alla musica e al testo. Certamente si tratta di Madonna col bambino dormiente sul parapetto ma se notiamo bene ci richiama il compianto sul Cristo morto e ad indicare il destino finale di questo bambino il cuscino nero tipico della cerimonia funebre.

Nel caso specifico del Bellini abbiamo un elemento in più da sottolineare e

“ipotizzare che nelle cento madonne dipinte Giovanni cercasse la madre; che nella morte che in tanti quadri lega la Madonna a Cristo egli cercasse di trovare una via per penetrare il legame più profondo, quello che appunto si istaura sul confine stesso della morte, tra madre e figlio.”

Franco Rella, Figure del male Morgue. Il male di vivere, Prima edizione in “Campi del sapere”, gennaio 2002, ed. Feltrinelli.


Merula Tarquinio, Hor Ch’è Tempo Di Dormire (Canzonetta spirituale sopra alla nanna)

Hor ch’e tempo di dormire dormi dormi dormi dormi figlio e non vagire
Perche tempo ancor verra
Perche ij tempo ancor verrà che vagir bisognerà deh ben mio deh cor mio fà fa la nina nina na
Chiudi ij quei lumi diuini come fan gl’altri bambini
Perche tosto oscuro velo
Priuerà di su me il cielo deh ben mio deh cor mio fa fa la nina nina over prendi questo latte dalle mie mamelle intatte
Perche ij minnistro crudele ti prepara acceto e fiele
deh deh ben mio deh cor mio fa fa la nina nina na
Amor mio sia questo perto hor per te morbido letto
Pria che rendiad alta voce l’ama al Padre sù la Croce
deh deh ben mio deh cor mia fa fa la nina nina na
Posa hor queste membra belle vezzosette vezzosette e tenerelle
Perche puoi ferrì e catene ij gli daran acerbe pene
deh deh ben mio deh cor mio fa fa la nina nina na
queste manie questi pie di ch’hor con gusto e gaudio vedi Ahime com’in varij modi com’in varij modi passeran passeran acuti chiodi questa facia gratiosa
Rubiconda hor più che Rosa spuri e schiatti sporcheranno con
tormento e grand’affanno
Ah con quanto Ah con quanto tuo dolore sola speme del mio core questo Capo e questi crinì passeran acuti spini ah ch’in questo diuin petto Amor mio dolce e diletto vi sarà piaga mortale empia lancia e disleale dormi dunque fihlìol mio dormi dormi ij ij pur Redentor mio Perche poi con lieto viso con lieto viso si vedrem in Paradiso Hor che dorme la mia vita del mio cor gioia compita Tacia ogn’un con puro zelo Taclan sin la terra e’l Cielo e frà tanto io che farò li mio ben comtempierò ne starò col capo
chino sin che dorme il mio Bambino.



Tarquinio Merula

Tarquinio Merula nacque a Busseto, presso Parma, il 25 nov. 1595, come risulta dal registro di battesimo (Crema) da Giovanni e da Ortensia Rinaldi. Busseto apparteneva alla diocesi di Cremona e ciò potrebbe spiegare la qualifica di cremonese con cui il M. compare nei documenti e nei frontespizi delle sue opere. Trascorsi i primi anni di vita a Busseto (o a Zibello), dopo la morte del padre (21 febbr. 1602) il M. si trasferì a Cremona e fu affidato al fratellastro Pellegrino, dotto chierico di venticinque anni più anziano, che lo avviò allo studio della musica e della letteratura e alla pratica organistica. Il 23 apr. 1607 fu cresimato nella parrocchia di S. Nicolò, dove il 2 nov. 1614 Pellegrino celebrò il matrimonio del M. con Valeria Bordigalli, dall’unione con la quale nacquero sette figli. Il M. e la moglie acquistarono una casa nella contrada del Borghetto presso San Sepolcro, in cui il M. sarebbe ripetutamente tornato sino al 1646. (Treccani)

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