Britten Benjamin (1013-1976), Ceremony of carols

Movimenti

  1. Procession ‘Hodie Christmas’ Anon
  2. ‘Wokum yole’ Ano
  3. ‘There is no Rose’ Anon
  4. ‘That yonge Child’ Anon
  5. ‘Balulalow’ James, John and Robert Wedderburn
  6. ‘As dew in Aprille’ Anon
  7. ‘This litle Babe’ Robert Southwell
  8. Interlude (Harp)
  9. ‘In freezing winter night’ Robert Southwell
  10. Spring Carol William Cornish
  11. ‘Deo Gracias’ Anon
  12. Recession ‘Hodie Christmas’ Anon

 «A Ceremony of Carols» di Britten, arpa e voci nel cuore del Natale
Compie settant’anni e non li dimostra A Ceremony of Carols di Benjamin Britten (1913-1976); il segreto di questo elisir di eterna giovinezza risiede soprattutto nello spirito e nell’energia vitale con cui il compositore ha saputo infondere carattere universale a musiche che, pur attingendo a tradizioni secolari, sono in grado di risvegliare sentimenti proiettati al di fuori di qualsiasi categoria di spazio e tempo.
Il punto di partenza è rappresentato infatti dai testi di una decina di carole medievali e rinascimentali che ruotano appunto intorno alle tematiche dell’Avvento e della nascita del Salvatore, assai care al maestro inglese che proprio a Gesù Bambino intitolò il suo primo brano corale a essere pubblicato (A Boy was born).
Britten scrisse la Cerimonia nel 1942, nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale, affidando alla partitura l’urgenza di un messaggio di pace universale. La raccolta è destinata a un organico che comprende unicamente coro di voci bianche e arpa ed è incorniciata dall’intonazione dei canti Procession (in apertura) e Recession (in chiusura), le cui melodie sono derivate dal Hodie Christus natus est (antifona gregoriana al Magnificat dei secondi Vespri di Natale); all’interno, una grandiosa festa musicale che alterna vere e proprie esplosioni di gioia e giubilo (come in Wolcum Yole! o nella virtuosistica scrittura a canone di This Little Babe) a momenti maggiormente pacati di riflessione e introspezione (There is no rose e That Yongë Child).
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