Parabola delle vergini, l’attesa, le lampade di olio e il coronavirus.

Propongo la riflessione di don Agostino Rota Martir sul Vangelo della XXXII Domenica del tempo ordinario – anno A.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”.
Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose:
“In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Mt 25,1-13

La parabola di questa domenica, le dieci vergini con le loro lampade di olio, mi sembra possa prestarsi anche per una lettura efficace per questo tempo di pandemia che stiamo attraversando. La venuta del Signore è sempre imprevedibile, non è programmata. È un Signore che passa, senza preavviso, all’improvviso anche quando il suo passaggio è atteso. È un passaggio che può anche scombussolare la vita. Il problema è che noi non sempre riusciamo a sintonizzarci con Lui. In genere vorremmo che questa sua venuta non disturbi i nostri progetti e le nostre abitudini. Vorremmo che fosse un passaggio che consolidi le nostre attese, le nostre abitudini e perché no, il nostro futuro programmato. Non è certo facile vivere nella provvisorietà.

Ecco lo sposo, andategli incontro!”

Perché non scorgere in questa pandemia uno dei passaggi del Signore? Viene per attraversarla, non da solo, ma con noi e con le nostre lampade accese. Con quale olio alimentiamo le nostre lampade? 

È l’olio frutto del nostro impegno a favore della fraternità, della nostra scommessa nel Dio della vita, delle nostre scelte umanizzanti a favore della Pace, dei poveri ed esclusi? Quest’olio può essere prodotto solo da ognuno di noi, è il frutto delle nostre scelte quotidiane, non è in vendita, acquistabile a buon mercato nei centri commerciali rimasti ancora aperti… comodo cercare di farcelo prestare da altri ma nessuno può sostituirsi a noi.

“Il bene non si può né vendere, né affittare.”

(Mons. Comastri).

Quest’olio non può che essere marchiato dal tuo sudore, dall’impegno che vivi ogni giorno, non lo puoi affittare o contrattare con altro, né venderlo ad altri o sostituirlo con dell’olio truccato. Dio cerca, ha bisogno, di questo olio genuino, il solo capace di illuminare la notte che stiamo attraversando e solo chi lo possiede è degno di partecipare alla festa dell’incontro con Lui.

 Le altre vergini, quelle sprovvedute, troveranno invece la porta sbarrata, in “lock down”, appunto. Chi vive solo in funzione del proprio guadagno e benessere, spesso confondendo la libertà con l’esaudimento dei propri capricci, chi è incapace di pensare e agire anche in funzione del bene di tutti, presto il loro olio si esaurirà, al momento opportuno, all’improvviso…e poco servirà gridare fuori dalla porta chiusa: 

Signore, Signore, aprici! Siamo rimasti fuori e le nostre lampade ormai si sono spente

Noi, di che olio siamo fatti?

don Agostino Rota Martir

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