Van Gogh Il seminatore al tramonto 1988

Ed uscì a seminare

Ed uscì a seminare.  Una riflessione sul Vangelo della XV Domenica del tempo ordinario   (Anno A 16 Luglio 2017) proposta dalla prof.ssa Daniela Negri e pubblicata sulla Vita Cattolica settimanale della Diocesi di Cremona.


Van Gogh Il seminatore al tramonto 1988
Vincent van Gogh, 1888, olio su tela, 64×80,5 cm, Museo Kröller-Müller, Otterlo

Sostanzialmente “cittadina”, senza personali ricordi di scene campestri, ritrovo nella memoria l’immagine del seminatore con i tratti delle figure dipinte da Van Gogh in uno stesso anno, il 1888. Conservate in due distinti musei olandesi, le due opere hanno un identico titolo “Il Seminatore” ed una caratteristica comune: il disco del sole al centro del cielo, sopra la testa del contadino, che avanza nel campo spargendo il seme. Ed è in ombra il suo volto. Più intensa la luce arancio nel secondo quadro e deciso il gesto del seminatore, il cui esito fruttuoso ci appare garantito forse proprio dalla luminosità del sole, del “buon Dio del sole ”(Van Gogh, Lettere). Il passo “lento, silenzioso e accorto dei seminatori di grano” (Gianmaria Testa) sullo sfondo di un cielo che ha già il colore delle spighe mature: un presente che è carico di fiducia, la stessa del seminatore della parabola che, più generoso che disattento, getta il seme senza selezionare terreni. Non pare preoccuparsi della sterilità o della fecondità del campo in cui opera. Non toglie né sassi né spine, solo esce a seminare, così come Gesù esce di casa, va incontro alla gente e parla con il linguaggio del quotidiano vivere. La gioia di Dio allora non è mietere, ma gettare semi di vita?. “Nessuna generosa fatica va perduta” (Evangelii Gaudium). Ricordo la gioia di mio padre nel piantare alberi: non di tutti avrebbe visto la crescita rigogliosa, l’ombra protettiva o il carico di frutti. Investiva sul futuro, mettendo in conto anche i fallimenti, l’incertezza delle stagioni, il pericolo della grandine estiva. Lui, seminatore di parole nei molti anni della professione docente, aveva imparato che non ci è mai dato di sapere quando darà frutto il messaggio trasmesso o quale sarà la sua reale efficacia. A sciogliere il velo del significato allegorico dei vari tipi di terreno ha già pensato la comunità dell’evangelista Matteo, che ci suggerisce etiche chiavi di lettura. Mi colpisce l’insistenza sulla necessità di accogliere la Parola che annuncia il Regno di Dio già deposto come seme nella storia. ”Ho tanta fiducia in questo Vangelo che dice che il Seminatore uscì, ma non dice che ritornò. Che deve fare il Seminatore? Lasciare il lavoro di fronte alle difficoltà? No, il seminatore non torna a casa!”. Queste le parole scritte in una lettera da Padre Ramin, missionario in Brasile, poco prima di essere ucciso, a soli 33 anni, perché annunciava la Parola e denunciava l’ingiustizia patita dai sem terra. Si può amare fino a farsi seme, seminando speranza perché altre generazioni possano avere un raccolto.

Padre Ezechiele Ramin

Padre Ezechiele Ramin

 


Daniela Negri

Prof.ssa Daniela Negri
Prof.ssa Daniela Negri

Daniela Negri, già docente di Lettere presso il Liceo scientifico “ASELLI”, volontaria per il MLAL – ONG di VERONA  – in progetti di Cooperazione internazionale in America Latina, socia fondatrice della Cooperativa NONSOLONOI  e Presidente della stessa dal 1995 al 2005, coordinatrice dei Corsi sulle Economie alternative promossi dalla Cooperativa in città dal 1997 al 2004 , Responsabile del Gruppo Missionario della Parrocchia di S. ABBONDIO, docente di Corsi di lingua e cultura italiana presso l’Associazione Latinoamericana – ALAC – di Cremona .

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