ora di religione

Intervista a Radio Cittanova

Tele Radio Cittanova
Tele Radio Cittanova

Trascrizione del testo dell’intervista rilasciata a Radio Cittanova (oggi Tele Radio Cremona Cittanova) nel gennaio del 2006

1. Nell’ora di religione si segue un programma con un testo o si preferisce seguire gli interessi dei ragazzi

L’ora di religione essendo una disciplina come tutte le altre non può prescindere da una
programmazione che tenga conto soprattutto di due aspetti fondamentali: sia delle indicazioni ministeriali (programmi) sia degli alunni che si hanno concretamente di fronte. La guida e il metodo da seguire dell’IRC non è e non può essere l’improvvisazione. Su un sito leggevo l’altro giorno “Attualmente non esiste un programma pubblico che gli insegnanti di religione cattolica siano tenuti a seguire, a riguardo è celebre l’intervista all’allora ministro dell’istruzione pubblica di un settimanale Famiglia cristiana (Agosto 1999), in cui sostenne di non conoscere nemmeno lui cosa si insegnasse nell’ora di religione.” Questo è palesemente falso, sicuramente è lontano dalla mia esperienza nelle classi, vorrei sottolineare con forza che non è un’ora di chiacchiere improvvisate.
Detto questo credo che i ragazzi non siano dei contenitori da riempire di nozioni.
Il libro è uno strumento valido da scegliere con cura e attenzione ma al quale spesso affianco altri strumenti – fotocopie di altri testi, articoli, canzoni, racconti, cineforum, internet ho un sito web nel quale pubblico materiale di approfondimento o collegamenti a pagine scelte inerenti gli argomenti affrontati ecc… – perché sono convinto che sia estremamente importante aiutare i ragazzi/e nella loro crescita e dotarli di strumenti per capire il mondo che li circonda. L’attenzione è certamente ai loro bisogni alle loro domande, non solo ma strutturo la lezione con uno sguardo attento ai bisogni e domande del mondo che li circonda e nel quale devono imparare ad essere protagonisti attivi e critici e non passivi fruitori.

Cos'è l'ora di Religione (IRC) in diverse lingue (a cura dell'Ufficio Scuola Regionale della Lombardia)

2. Hai in classe ragazzi che frequentano il catechismo per la preparazione al sacramento della cresima: che differenza c’è tra catechismo e l’ora di religione cattolica a scuola?

Proprio perché la scuola vuole aiutare i ragazzi/e a comprendere se stessi, gli altri, il mondo che li circonda, non può ignorare che l’ambiente in cui viviamo è impregnato di CULTURA RELIGIOSA (segni, feste, tradizioni): è indubbio che la religione è parte integrante del
patrimonio storico culturale del nostro paese.

3. Quali devono essere le caratteristiche dell’insegnante di religione per poter interessare i ragazzi visto che non ha nemmeno l’arma (spuntata) del voto e del ti boccio

Non ho ricette posso solo dire cosa è importante per le mie lezioni.
Un primo elemento reputo sia anzitutto credere in quello che si sta facendo. I ragazzi sicuramente percepiscono che quello che sto insegnando loro per me è qualcosa di importante, qualcosa a cui tengo, cioè che le lezioni sono preparate.
Inoltre credo nello strumento del dialogo. Una mamma scrivendomi gli auguri di Natale diceva tra l’altro:

“Continui a credere che il dialogo è importante perché se desideriamo davvero fare qualche cosa di costruttivo il primo strumento da usare e da insegnare è l’uso della parola intesa come capacità di incontro fra le persone.”

Infine vorrei sottolineare l’attenzione alle persone, ai loro vissuti anche se non sempre è facile visti i numeri con i quali siamo costretti a lavorare

4. Quale l’interesse dei genitori verso questa disciplina, perché la scelgono

Visto anche l’elevato numero di alunni che abbiamo (un insegnante con cattedra completa ha 18 classi, tra i 450, 500 alunni/e) si riscontrano diversi tipi di atteggiamento verso questa disciplina da parte dei genitori. Sicuramente molti la scelgono per convinzione, perché la ritengono importante per la crescita umana dei propri figli, una crescita religiosa.
Sono pure molti i genitori che vedono nelle udienze l’occasione di un colloquio in merito alla crescita del proprio figlio/a riconoscendo nell’insegnante di religione un interlocutore significativo e rilevante.
Mi hanno colpito in questi anni i genitori che non credono o che credono in altre confessioni religiose e che decidono comunque di far frequentare l’ora di religione ai propri figli perché valutano la bontà della proposta educativa che viene concretamente loro offerta, si tratta in genere di genitori molto attenti e sensibili.

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